Il conflitto sociale by Luca Baccelli

Il conflitto sociale by Luca Baccelli

autore:Luca Baccelli [Baccelli, Luca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Futura
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


2. Fine (della società) del lavoro?

È sempre rischioso parlare di svolte epocali quando ci si trova a pochi decenni dagli avvenimenti in questione. Ma è probabile che fra gli anni settanta e gli ottanta del Novecento le società dell’Occidente sviluppato abbiano attraversato una soglia. Si possono individuare fattori economici (come l’aumento dei prezzi delle materie prime – si pensi allo shock petrolifero del 1973 – o i conflitti finanziari fra le principali potenze economiche), ecologici (la consapevolezza dei limiti ambientali allo sviluppo), geopolitici (come la sconfitta degli Usa in Vietnam). Il 1971, con la denuncia degli accordi commerciali di Bretton Woods da parte del presidente americano Richard Nixon, è la data di riferimento per l’avvio di una nuova grande trasformazione nelle politiche economiche e sociali, nelle relazioni internazionali, nella cultura politica e nella mentalità. In questo contesto si situa la svolta neoliberale avviata da Margaret Thatcher nel Regno Unito e Ronald Reagan negli Usa e proseguita con la «liberalizzazione» del commercio e dei movimenti finanziari, l’ondata di privatizzazioni, lo smantellamento dei sistemi di welfare, l’attacco ai diritti dei lavoratori e ai poteri dei sindacati. Le forme violente dell’«accumulazione originaria» studiate da Marx si ripropongono, intrecciate con una nuova fase di «accumulazione per espropriazione», dalla privatizzazione delle terre comuni alla soppressione delle forme comunitarie di produzione e consumo, all’espansione di vecchie e nuove forme di schiavitù (Bales, 2000), alla gentrificazione dei quartieri popolari, all’uso predatorio del sistema di credito, al land grabbing (Harvey, 2005).

Il rilievo dei fattori tecnologici è evidente. Il 1968, anno-simbolo delle lotte studentesche e operaie, può anche segnare l’inizio della «terza rivoluzione industriale» o «rivoluzione informatica». In quell’anno Federico Faggin ha realizzato Intel 4004, il primo microprocessore basato sul silicio, inaugurando la prima generazione di quei dispositivi che hanno reso possibile lo sviluppo esponenziale delle capacità di calcolo degli elaboratori elettronici, la produzione di massa dei personal computer e poi di tutta la panoplia dei dispositivi portatili, l’estensione del sistema delle telecomunicazioni in una rete multimediale che avvolge il pianeta con un continuo flusso di informazioni che raggiungono gli utenti in ogni luogo e in ogni momento.

Nell’industria di trasformazione le macchine a controllo numerico, o robot, hanno sostituito nei settori più sviluppati la catena di montaggio ed eliminato gran parte del diretto intervento umano sulla materia. Ciò ha richiesto l’adozione di un nuovo modello organizzativo: l’organizzazione «post-fordista» del lavoro, sperimentata inizialmente nell’industria automobilistica giapponese. La grande fabbrica manifatturiera cessa di essere il modello unico per il lavoro e per la sua organizzazione, che da gerarchica e accentrata si fa più orizzontale e diffusa, attraverso «reti» che connettono tempi e luoghi di produzione spesso molto diversi e distanti. Si riduce drasticamente la concentrazione dei lavoratori nelle grandi fabbriche urbane, luogo di sviluppo dell’identità comune e terreno dell’azione collettiva.

Si ridefinisce nel frattempo l’importanza dei diversi settori produttivi, con una crescita percentuale dell’occupazione nell’amministrazione e nei servizi. Alla formazione di una «nuova classe media» (Della Porta e Diani, 2012: 55-57) si affianca la diffusione di occupazioni precarie e a basso reddito;



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